Informazioni
Appena dopo il tornantino, poco prima della Casa Rossa, in un breve tratto di falsopiano, sulla destra, ci si scontrava quasi con un’imponente cava di pietra non molto profonda ma dall’altissimo fronte. Cento metri più in su, un altro tornante verso destra e si saliva per altri 150 metri prima di trovare la seconda cava, più grande e importante della prima. Questa aveva una buona altezza di fronte ma ciò che impressiona è la profondità: quattro cuspidi con tre riprese di lavoro ed un fronte di più di cento metri di lunghezza. Il luogo era ben tenuto ed attrezzato. Un casòn di 6 metri per 4 serviva per sgrossare le pietre grezze, c’erano muretti di sostegno per il contenimento del terreno, ripiani per l’accantonamento delle scorte in attesa del viaggio verso il piano, muretti di delimitazione delle proprietà. Salendo di altri cinquanta metri si incontra l’ultima cava, più piccola delle altre ma anche questa ben strutturata. Queste di San Rocco erano le cave di Giuseppe (classe 1883) e Pietro Fornasier - Coesèl – che avevano laboratorio di finitura in via Giaccò. La produzione era prevalentemente edilizia: gradini, scale, pavimenti, muri, cordonate.

Testo e grafica di Sergio Biron tratti da: “La pietra e l’argilla nelle terre del Canova” Amm. Com. di Possagno Tipografia Asolana 1998.
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